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Vivere e far vivere il Poker: intervista con Luca Pagano

Vivere e far vivere il Poker: intervista con Luca Pagano 0001

Dal Campionato Italiano di Texas Hold'em a Sanremo alle tappe dell' European Poker Tour che lo hanno visto il 7 ottobre a Baden e lo vedranno il 26 a Dublino, passando per il torneo on line di Pokerstar. Questi gli ultimi spostamenti di Luca Pagano, il giocatore italiano di poker più famoso al mondo e specialista di Texas Hold'em, ovvero poker alla texana. Nonostante la sua giovane età, ventotto anni, Luca gioca a poker da professionista da oramai diverso tempo. Lo ritroviamo nei tornei internazionali più importanti, con la sua maglia azzurra con la scritta "Italia" sulle spalle e lo sguardo celato dagli immancabili occhiali a specchio, parte integrante dell'immaginario del Poker. Ricostruendo gli ultimi importanti eventi, ricordiamo che nel 2005 si posiziona nei due tavoli finali dell' European Poker Tour, sia a Barcellona che a Deauville. A seguito del suo successo, viene contattato da Pokerstar che lo sponsorizza per le tappe seguenti del circuito Professional Poker Player . Luca, che risiede tra Treviso e Los Angeles, non esita a dispensare in rete e nel suo sito generosi consigli sul poker a chi vuole avvicinarsi o progredire nell'ambito di questo gioco, che richiede certo fortuna, ma anche tanta abilità. Ma sentiamo cosa ci racconta lui stesso nel corso di una chiacchierata con lo staff di Pokernews:

Ciao Luca, da quanti anni giochi a poker?

Ho iniziato quando avevo 19 anni, a Nova Gorica in Slovenia, con degli amici, la prima volta che andavo in un casinò. Mentre i miei amici si divertivano alla roulette e al black-jack, io mi sono reso conto di non amare i giochi d'azzardo e, non sapendo cosa fare, me ne andavo in giro per il casinò, finché un croupier mi ha fermato e mi ha proposto di sedermi. Io mi sedetti, e in pratica, non mi sono più alzato dal tavolo. Possiamo dire che gioco una partita che dura da nove anni.

Descrivici il tuo stile di gioco

Innanzitutto bisogna distinguere il tipo di gioco. Le partite cash–in, a soldi, sono molto diverse dalle partite dei tornei. I modi di affrontare il gioco sono diversi, io applico infatti un approccio opposto. Nelle partite a soldi liberi, sono molto aggressivo, sono stato definito un "maniac", a differenza dei tornei, nei quali ho invece un approccio molto cauto, specie nella prima fase. Preferisco giocare solido, chiuso, entrare in poche mani, ma in modo deciso. E' un modo molto diverso da Gus Hansen, Daniele Negreanu, giocatori che giocano l'80 % delle mani, giocano in modo molto aggressivo nelle prime fasi del torneo e con le chips che accumulano nei primi livelli, provano dopo a controllare il gioco. Questo tipo di strategia è, certo, vincente, ma difficile da attuare nei modi giusti, non mi sorprende che molti ragazzi alle prime armi rimangono delusi perché vogliono giocare come Gus Hansen e con carte mediocri, e non avendo esperienza del gioco, vengono puniti puntualmente. Io questo lo so,preferisco dunque un approccio molto più solido, giocare il 20-30 % delle mani e dare un immagine di me stesso molto "tight" ai miei avversari, in modo che nelle fasi successive del torneo posso riuscire a fare qualche bluff, prendere qualche piatto importante, proprio grazie al fatto che gli altri giocatori mi considerano un giocatore particolarmente chiuso.

E' difficile passare dal poker on line al gioco dal vivo?

No, non è assolutamente difficile, io stesso vengo dal gioco on line. Sebbene abbia imparato le regole del poker al casinò, dove ho fatto strada è stato proprio on line. Per un giocatore abituato a internet, forse la difficoltà maggiore sta nel fatto che dal vivo c'è una tensione che on line non c'è. On line si e abituati a giocare in modo più veloce, più distratto, dal vivo c'è solo una partita da fare, bisogna essere concentrati, comportarsi in una determinata maniera. Tutte cose che differenziano un gioco dal vivo dal gioco on line, ma il passaggio non è difficile.

Cosa ci racconti del campionato italiano di Texas Hold'em a Sanremo?

Ci sarebbe da parlare per ore! Innanzitutto, il casinò di San Remo è stato il primo in Italia ad aver ospitato una manifestazione ufficiale e legale del Texas Hold'em. Io e mio padre siamo gli organizzatori e ne siamo orgogliosi. Dal 23 al 26 novembre si disputerà la terza serie dei tornei di Sanremo, tre tappe che andranno ad eleggere il campione italiano della Federazione Italiana Gioco Poker. Ci tengo a precisare che sarà un campione della F.I.G.P, perché la federazione, in questo momento, è quella che raccoglie il movimento dei giocatori in Italia. Il primo torneo si è svolto a giugno, e le prime previsioni erano quelle di portare nei tre giorni dagli 80 ai 100- 120 giocatori. In realtà, alla fine dei 4 giorni di giugno, abbiamo registrato circa 700 diverse presenze, un numero che è aumentato fino a 800 in settembre. Per novembre speriamo di restare su queste cifre, importanti per la realtà italiana.

Sei un considerevole attore dell'EPT. Come si sta svolgendo quest'importante torneo mondiale?

L'EPT è una serie di tornei che si svolge nei principali casinò europei. La finale si terrà a Montecarlo a marzo. L'EPT è sempre stato per me il cavallo di battaglia, il circuito dove ho ottenuto i miei primi, e più importanti successi e soddisfazioni; sono finito terzo a Barcellona,

ottavo a Deauville e sono finito nei soldi altre tre volte. Quest'anno le cose non stanno andando come dovrebbero, nei tre tornei, tenuti a Barcellona, Londra e Baden, non sono finito nei soldi. Domani, il 25 ottobre parto per il prossimo che si terrà a Dublino, dove si aspettano tra i 400 e i 500 giocatori.

Con la tua esperienza in campo internazionale e nel gioco live, come definiresti la differenza di livello tra Europa e America?

C'è da dire che il livello di gioco in America è mediamente molto più alto, quanto meno per il fatto che negli Stati Uniti si gioca da molto più tempo. Il boom del poker è scoppiato 5-6 anni fa, e prima del boom le card room californiane avevano già aperto 20 anni fa. I giocatori hanno avuto molto più tempo per giocare e fare esperienza. Ci sono ottimi giocatori europei, ma per i tornei, la media americani è ancora molto alta. Immaginate che ogni una o due settimane, ci sono uno o due tornei con un buy-in di 10.000 dollari. Partecipare a tutti i tornei, vuol dire la possibilità di apprendere il gioco molto velocemente.

Sappiamo che trascorri diverso tempo a Los Angeles. Quali sono i vantaggi del poker giocato nelle card room americane?

Più che di vantaggi possiamo parlare di ottimi confort. Le card room californiane, come a Los Angeles, ma anche a San Francisco e a San Diego, offrono una varietà di giochi incredibile; al Commerce Casinò, durante un week end, si possono trovare almeno 2000 giocatori nello stesso tempo, con partite che vanno da uno, due dollari fino a trecento, seicentomila dollari. Molte card room live hanno delle vere e proprie convenzioni con i principali circuiti americani, come il Word Poker Tour, e ciò crea un indotto di giocatori che non sarà mai possibile in Europa.

Un altro vantaggio, rispetto a quelle europee, consiste nei rake, molto più bassi rispetto alla media europea, e nel fatto che il 90 % delle card room americane adottano le shuffles machine, che aiutano il dealer a mescolare le carte, procedimento che sveltisce almeno del 50% le mani giocate. Giocare in america vuol dire dunque spendere meno e giocare anche più colpi.

Per quanto riguarda l'ambito del poker in USA , hai particolari progetti?

No, onestamente no. Mi sto concentrando moltissimo, insieme a Pokerstar, sul mercato europeo, e soprattutto italiano. Questo per quanto riguarda l'organizzazione di tornei, e la mia partecipazione a tornei. Certo, negli USA ci vedo spesso, faccio parecchi tornei,

l'ambizione è quella di vincere uno dei principali tornei americani. Ora però, con l'introduzione della nuova legge contro il gambling, il mercato americano cambierà moltissimo, se la legge rimane tale e quale. E' un momento di transizione molto delicato per gli Stati uniti, meglio non fare particolari progetti

Com'è stata l'esperienza nelle WSOP? Ci sarai nei prossimi?

Durante la mia esperienza alle WSOP non mi sono tolto particolari soddisfazioni, ma è stata molto, molto intensa, anche se in realtà ho partecipato solo a 6 7 tornei. Dal momento che sono arrivato a Las vegas fino a quando sono partito, ho avuto delle telecamere, per riprendere la vita del giocatore, che mi hanno seguito dalla mattina alla sera. Si tratta di un documentario che sarà trasmesso in tutti i canali televisivi americani, europei, e australiani. Sono dunque molto felice di far parte di questo progetto, insieme a Isabelle Mercier, Fabrice soullier, un personaggio molto conosciuto in Francia, e altri. Come ogni anno, a causa dei 50 gradi fuori all'ombra e dei 25 dentro, mi sono beccato l'influenza, e ho passato dei giorni in ospedale. Si, ci sarò ai prossimi, nei quali conto di rappresentare Pokerstars, e in ogni caso, le WSOP sono un appuntamento al quale nessun professionista può mancare: al di là del vincere, l'importante è esserci.

Quale vittoria ti ha dato più emozioni e perché?

Sto ancora cercando la mia vittoria in un bel torneo importante. Di vittorie ne ho avute diverse, on line e in vari tornei in Europa. Ora, rappresentando Pokerstars, avendo raggiunto una certo livello di popolarità, inizio a sentire la necessità di fare un bel risultato e, purtroppo, come tutti i giocatori professonisti sanno, si tratta di qualcosa che non si può decidere. Bisogna insistere, crederci, e prima o poi arriverà.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Portare avanti il poker in Italia attraverso la Federazione Italiana Gioco Poker, l'organizzazione di più tornei a Sanremo, e anche in altri tre casinò italiani con i quali sono in trattative. Un progetto appena partito con il mio amico e socio Max Pescatori è quello della rivista Card Player Italia, il cui primo numero verrà distribuito entro fine ottobre, con una tiratura iniziale di10.000 copie, e sarà spedito nei principali casinò, circoli, e a tutti gli abbonati. La rivista ospiterà i contenuti di Card Player Europe tradotti in italiano, più i contenuti miei, di Max Pescatori, di Dario Minieri, Dario Liotto e Roberto Binelli. Sono riuscito insomma a raccogliere per la rivista tutti i principali protagonisti del poker in italia.

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