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I Protagonisti dell'EPT Sanremo: Intervista con Gino Alacqua

I Protagonisti dell'EPT Sanremo: Intervista con Gino Alacqua 0001

Durante l'EPT di Sanremo abbiamo colto l'occasione per intervistare uno dei più amati giocatori italiani, se non altro dopo la straordinaria prestazione di Praga dove, proprio in una tappa dell'EPT, ha ottenuto un prestigioso secondo posto. Stiamo parlando di Gino Alacqua.

Qui a Sanremo la fortuna non è certo stata dalla sua parte poiché una singola mano ha determinato l'intero torneo. Ciò nonostante, Gino ha ancora una volta dimostrato di saper giocare un poker solido e paziente che senza dubbio continuerà a dare i frutti che ha già dimostrato di poter dare.

Oltre ai risultati, che sono noti a tutti, abbiamo voluto conoscere il giocatore che li ha conseguiti. Abbiamo voluto scoprire come si diventa giocatori di poker ma soprattutto come si diventa giocatori di successo. Tutto questo ci sarà spiegato dallo stesso Gino Alacqua in persona.

PokerNews: Iniziamo parlando di lei e di come si è avvicinato al poker ed in particolare al Taxas Hold'em che in Italia è una disciplina nota al grande pubblico solo da un paio di anni. È stato un percorso, passando ad esempio per il poker coperto all'italiana, o si è trattato di un "colpo di fulmine"?

Alacqua:

Il percorso di fatto c'è stato ma il Texas Hold'em è stato un caso in quanto io giocavo al casinò di Lugano con amici a Telesina mentre a Milano facevamo delle partite amichevoli in case private alternando poker americano e Telesina. Nel 2006 abbiamo deciso di inserire in queste partite anche la mezz'ora di Texas Hold'em che inizialmente giocavamo addirittura con 36 carte. Usavamo infatti lo stesso mazzo di carte per tutte le varianti. Ci siamo però accorti che veniva fuori una marea di gioco e che le partite si facevano "violente" e abbiamo allora deciso di separare le due discipline e giocare l'hold'em come si gioca in tutti i posti, con le 52 carte. Arriviamo così al giugno 2006 quando un mio amico di Milano, e compagno di partite, mi dice di voler andare a Sanremo e mi chiede di fargli compagnia per fare un giro e andare poi a Montecarlo a giocare alla Roulette. Il viaggio si è però dimostrato una vera sorpresa perché una volta giunti sul posto mi dice 'vieni andiamo al casinò che voglio provare le Roulette di San Remo'. Una volta arrivati nella sala in cui ci troviamo adesso scopro un locale inaspettatamente gremito di persone e chiedo cosa stia succedendo e mi spiega che c'è appunto una gara di poker alla quale mi aveva iscritto a mia insaputa e che non mi aveva detto nulla di tutto ciò per paura che io rifiutassi. In pratica ero stato iscritto segretamente ad un torneo da 1'100 euro. Essendo ormai sul posto e non volendo restare a guardare decido di giocare. Quindi prendo posto a questo mio primo torneo di poker in assoluto - dopo tre mesi che gioco ad hold'em - e che ho poi saputo trattarsi del Campionato Italiano organizzato dai Pagano. E proprio nel Main Event di questo primo torneo arrivo secondo. Ma è un secondo posto conseguito in maniera bizzarra perché io non sapevo si trattasse di un campionato italiano; non sapevo che ci fosse una classifica a punti; non sapevo che ci fossero delle targhe e il premio. Tanto è vero che alle due di notte quando rimaniamo in tre con una piccola differenza di fiches io chiedo a questi signori 'cosa stiamo qua a fare? Facciamo la somma dei premi e dividiamoceli!'. Io ero già stanco di giocare visto che il torneo era iniziato dodici ore prima. Chiamiamo allora Claudio Pagano che procede al conteggio delle fiches. Io risulto secondo, dietro di pochissimo dal primo. Si fa una divisione dei premi e come secondo prendo 26'000 euro, il primo ne riceve 32'000 anziché 40 mila ed il terzo riceve 18 mila invece degli 11'000 previsti. La cosa andava bene a tutti ed abbiamo chiuso l'accordo con una stretta di mano. Appena conclusa questa distribuzione però uno chiede 'ma allora chi lo vince questo torneo?' alché io rispondo che della vittoria non mi importa e che mi bastano i soldi tanto chi si ricorda di questo torneo?!

Io propongo di assegnare i premi in base alle fiches tanto sono secondo e lascio la vittoria all'altro. Tutti d'accordo e altra stretta di mano. Dopo dieci minuti vedo arrivare fotografi, giornalisti e Pagano con coppe e targhette e io chiedo 'ma a chi devono fare tutte 'ste fotografie? Chi devono premiare? E solo alla spiegazione datami in quel momento capisco che si tratta del campionato italiano. Avendolo saputo prima avrei magari diviso il denaro, ma mai accettato di cedere il primo posto così facilmente. Da quel momento c'è stata una serie continua di risultati positivi fino ad arrivare al torneo di oggi.

PokerNews: Adesso che è nel "giro" da un po' di tempo, può dirci quanto influisce il poker sulla sua vita? Cosa rappresenta il poker per lei, è ancora uno svago oppure è ora una fonte di guadagno alternativo?

Alacqua:

Allora, diciamo che era uno svago fino a tutto novembre perché mi divertiva e mi divertivo poiché con la scusa del poker viaggiavo e quindi vedevo città, conoscevo persone e scambiavo opinioni con gente di altri stati ed altre culture. Era quindi un modo per ampliare la mia conoscenza chiamiamola… di vita. Era un modo per ampliare le conoscenze oltre la cerchia di amici che si incontrano ogni settimana. Dopo dicembre, dopo l'EPT di Praga, con quel secondo posto e la grossa vincita ho però provato a mettere un po' da parte il lavoro per dedicarmi al poker a tempo pieno e quindi ho deciso di provare per tutto il 2008 decidendo di volta in volta come procedere.

PokerNews: Ora che sappiamo come ci si avvicina al poker e come si passa poi a questi livelli, è necessario capire quali siano le capacità tattiche e strategiche per compiere un tale percorso. Se dovesse indicare una dote indispensabile per diventare giocatori vincenti, quale metterebbe al primo posto?

Alacqua:

Credo che sia indispensabile essere portati per questo gioco e sono convinto serva più di una dote. Quella, a mio avviso, più importante è la dote della pazienza. Questo è un gioco dove la persona si deve veramente misurare con se stessa, deve essere molto capace ed in grado di tenere gli impulsi a freno. Non perdere quindi mai il controllo della situazione ed avere sempre quella lucidità che ti permette di capire come si svolgono le mani, di capire il giocatore che hai davanti come avversario per comprendere come è entrato in gioco. La dote della pazienza è pertanto quella che secondo me occupa il primo posto. La seconda dote necessaria è quella di percezione, andiamo quindi nella psicologia. Percepire è quella sensazione che si ha o non si ha quindi si può dire che è un dono di natura. Si tratta di percepire il gioco che c'è in giro: quanto la tua mano è forte rispetto quella dei tuoi avversari. E questa dote insieme a quella della pazienza ha una percentuale molto elevata nel gioco. Come terza componente, poi, subentra anche la fortuna che serve per andare più avanti possibile nei tornei. Ultima componente importante è la capacità di gioco che consiste nel conoscere regole, tattiche e strategia. Secondo me, però, pazienza ed percezione stanno davanti a tutte.

PokerNews: Dobbiamo quindi dedurre che il suo gioco sia principalmente paziente o può essere definito diversamente?

Alacqua:

Paziente lo è sicuramente, quasi mai aggressivo. Tendo ad essere molto paziente, aspetto. Tanto è vero che, ad esempio, al tavolo finale di Praga io gioco la mia prima mano dopo due livelli lasciando i bui e aspettando colpi favorevoli che poi sono arrivati e mi hanno portato avanti fino alla seconda posizione. A volte sto anche due o tre ore seduto comodamente e tranquillamente senza giocare una mano…

PokerNews: Due o tre ore senza azione sono difficili in genere. Lei inoltre non è il classico giocatore che si intrattiene con iPod e lettori multimediali. Come riesce a mantenere la concentrazione e l'attenzione verso il gioco per periodi così lunghi?

Alacqua:

E' realmente difficile ed è necessario essere a posto con se stessi. Fortunatamente, grazie alla vita, io lo sono. Non ho grossi pensieri, non c'è niente che mi frastorna intorno. Sono sereno e questo mi permette di essere anche molto paziente. Non mi servono ingredienti aggiuntivi per avere il privilegio della pazienza.

PokerNews: In merito al poker in Italia, come vede la diffusione dei club locali e delle federazioni a cui questi fanno capo? Pensa che sia meglio mantenere il poker un'esclusiva dei casinò per tenerlo sotto controllo e tutelarlo nell'assoluta legalità o è, in fondo, un bene che si diffonda quanto più capillarmente possibile?

Alacqua:

Ci sono due soluzioni, quella che lei ha detto, di riservare il poker nei casinò o comunque nei luoghi autorizzati - in Italia, appunto, solo i casinò - è la cosa più giusta perché qui il giocatore viene tutelato da ogni tipo di rischio che può emergere nel corso della partita. C'è però da dire che il casinò potrebbe stare stretto perché se il numero di giocatori dovesse continuare a crescere così vertiginosamente come ha fatto nell'ultimo anno, i casinò, che sono solo quattro in Italia, non potranno più reggere questa domanda così forte. Servono quindi delle sale. Sale autorizzate. Servono circoli autorizzati. Detto questo, non credo si possa aprire un circolo dall'oggi al domani e far sì che i giocatori lo frequentino. Credo che il governo debba prendere in esame il fenomeno ed emanare delle leggi ben severe sulla gestione di questi circoli. Concedere quindi delle licenze con una certa attenzione. Questo soprattutto per tutelare il giocatore.

PokerNews: Vorrei un chiarimento in merito ad alcune situazioni ricorrenti che mi hanno colpito nel corso di questo EPT. Vorrei conoscere la sua opinione sulle discussioni che al tavolo hanno frequentemente riguardato l'interpretazione del regolamento e le decisioni dei dealers. Crede serva un codice più preciso? Esiste già un regolamento internazionale che però non viene sempre rispettato?

Alacqua:

Allora, questo codice esiste. È però talvolta equivoco. PokerStars ne ha uno suo particolare che, bene o male, rispecchia tutto il codice internazionale. Loro quindi attuano un regolamento interno e prendono le decisioni basandosi esclusivamente su questo codice. La mia richiesta di intervento del floor-man durante i due casi al mio tavolo è dovuta al fatto che, nelle stesse situazioni, in diversi tornei italiani proprio qui a San Remo e a Campione d'Italia, la decisione era stata diversa da quella presa da PokerStars. Io però in casi come questo accetto il giudizio del floor-man che io stesso richiedo. La sua la ritengo una decisione insindacabile. La mia quindi non era una polemica ma era solo un voler conoscere esattamente la regola. Non discuto mai le regole se sono imposte e scritte da una federazione o comunque da chi ha la responsabilità dello sviluppo lecito del gioco.

PokerNews: Ero interessato a questo aspetto proprio per il fatto che discussioni del genere si sono ripetute più volte nel corso del torneo e non solo al suo tavolo. Ho spesso visto i dealers in difficoltà nel prendere le decisioni dovendo spesso ricorrere ai floor-men e al direttore di gara. Come giudica la preparazione dei dealers e particolarmente di quelli italiani?

Alacqua:

I dealers non sono molto preparati, tanto è vero che c'è un ispettore di sala, chiamiamolo un capo dealer, che quando si verificano divergenze di questo genere chiede al dealer cosa è successo e facendosi spiegare la mano poi decide come intervenire. Il floor-man non parla con i giocatori ma solo con il dealer. Il suo giudizio è quello finale e indiscutibile.

PokerNews: Siamo in conclusione e vorremmo finire con una domanda un po' meno formale: fosse costretto a scegliere tra la fama senza i premi o i premi senza fama per cosa opterebbe? In altre parole, 11 bracciali come Phil Hellmuth ma senza i premi in denaro o i soldi senza bracciali?

Alacqua:

Diciamo che la fama porta i premi quindi le due cose sono inscindibili. Avere tutti e due sarebbe l'ideale. Credo comunque che i premi servano per poter continuare a giocare. La Fama serve a dare più sicurezza, più spinta e più fiducia in te stessi. Sarebbe difficile scegliere, quindi metà e metà.

Ringraziamo il sempre gentilissimo Alacqua, che ha saputo mostrarsi un signore al tavolo e e lontano da esso oltre ad essere il bravo giocatore che tutti conoscono.

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