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Recensione Libri PokerNews: All In di Jerry Yang

Jerry Yang

Il mondo del poker è pieno di libri di ogni genere, dai manuali di strategia ai testi di storia. Tuttavia sembra che uno nuovo arrivi sugli scaffali o per i lettori elettronici ogni settimana, saturando in continuazione il mercato. Alcuni sono dei tesori; altri pura spazzatura. Per aiutarvi a scegliere quali libri valgono il vostro tempo, PokerNews ha deciso di offrirvi delle recensioni, partendo dal nuovo libro di Jerry Yang, All In. Inoltre, abbiamo avuto la possibilità di parlare con il già Campione del Mondo del suo nuovo libro e del suo impegno per la beneficenza.

Jerry Yang si è valso dell’aiuto dell’affermato autore Mark Tabb per scrivere il libro. Mentirei se vi dicessi di non aver ridacchiato quando ho sentito parlare per la prima volta di questo libro; comunque, dato che sono malato di narrativa del poker, ho pensato di concedergli il beneficio del dubbio, specialmente perché sono riuscito ad avere una copia in anticipo a giugno. Dopo una lettura durante le World Series of Poker, ammetto di essere rimasto piacevolmente sorpreso. All In si è rivelato gradevole da leggere, provando di aver sottovalutato Mr. Yang, sia per le sue abilità di scrittura che per le storie che aveva da raccontare.

In particolare, ci sono due storie nel libro: il viaggio di Yang dai campi di sterminio di Laos alla sicurezza negli Stati Uniti, e il suo improbabile run al WSOP Main Event 2007 dove ha vinto $8.2 milioni. Come fan del poker, avevo familiarità con la seconda storia, ma è stata la prima che ha avuto l’effetto di un pugno. Prima di leggere All In, sapevo davvero poco di Yang. A parte considerare Yang come un giocatore amatoriale della California con una grande famiglia, lo vedevo come un ex campione Main Event che è stato fortunato a vincere il "Big One" per quello che è stato semplicemente un colpo di fortuna. Ciò non avrebbe potuto essere più sbagliato.

Ora che ho avuto la possibilità di conoscere Yang attraverso il suo libro, la mia opinione è cambiata completamente. Che lo amiate o meno, difficilmente ci sarà un campione che meriti di essere tale più di lui. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma dopo aver letto All In, ne sono fermamente convinto. Sono rimasto affascinato dalla descrizione di Yang delle sue origini nel sudest asiatico. Le difficoltà, la cultura e il pericolo di cui ha fatto esperienza quando era bambino sono qualcosa di lontano e drammatico per me. Mi ha intrigato più la sua straziante fuga dal comunismo che le sue avventure nel poker. Infatti, il libro serve davvero a ricordare che il poker è soltanto un gioco, uno di cui si dovrebbe godere come rifugio da una vita di difficoltà. Vedere un uomo venire da una tale situazione e sedere in cima al mondo del poker è stato davvero fonte d’ispirazione.

Mentre gran parte dei libri sono tutto business, Yang è riuscito a infondere un certo buon umore, shock e dialoghi divertenti nella sua memoria. Senza anticipare troppo, ci sono alcuni dei momenti più divertenti/accattivanti/disgustosi.

• Jerry si alza davanti al nonno
• Scoprire la TV americana e Jell-O
• Discriminazione dei Hmong
• Jerry prende i vermi
• Il padre di Jerry ruba la scena come un personaggio pieno di risorse, elastico, arguto e molto divertente

Una delle preoccupazioni che ho avuto mentre leggevo il libro è che Yang lo avrebbe usato come piattaforma per difendere le sue abilità pokeristiche e giustificare le sue credenze religiose, cosa che ha causato un grande dibattito quando pregò al tavolo finale del 2007. Ho apprezzato il fatto che lui non ha usato un simile approccio. Invece, ha parlato di entrambi gli argomenti con tatto e in modo rispettoso. Non cerca di difendere il suo gioco, che ammette è aperto a interpretazioni, ma piuttosto descrive il suo processo mentale mentre navigava per il massiccio field. Giusto o sbagliato, Yang permette ai lettori di sviluppare le loro proprie opinioni. Allo stesso modo, quando parla delle sue continue preghiere sulla strada verso la vittoria, offre una personale spiegazione senza aspettative di accettazione, ma solo di comprensione. In quel momento, ero stanco delle sue troppo zelanti preghiere, ma alla fine, sono rimasto impressionato dalla sua posizione riservata verso un simile argomento sensibile.

Dettagli All In

• Titolo: All In
• Autore(i): Jerry Yang con Mark Tabb
• Pubblicato: 2011
• Editore: Medallion Press, Inc.
• Prezzo di Copertina: $24.95
• Pagine: 323

PokerNews ha avuto la possibilità di incontrare Yang di discutere del suo libro e fargli qualche domanda. Ecco cosa ci ha detto.

Com’è nata l’ idea per questo libro?

Prima di tutto, dopo aver vinto il Main Event nel 2007, sono andato in giro per il paese per partecipare ad eventi di beneficenza. Mi hanno avvicinato così tante persone [che hanno detto], "Abbiamo saputo della tua storia, pensiamo che sia davvero d’ispirazione. Hai mai pensato di scrivere un libro?" Inizialmente non ho mai pensato di scriverne uno, ma più parlavo con la gente, e più questa si avvicinava a me, così ho trovato la motivazione di mettere questo libro insieme.

Com’è stato lavorare con Mark Tabb? Come lo hai conosciuto?

In realtà l’ho conosciuto attraverso Stephen Baldwin ed Alec Baldwin. Lui ha scritto anche i loro libri. Quindi sono andato al Sundance Film Festival nello Utah dove ho incontrato Stephen. È venuto a prendermi all’aeroporto e ho passato l’intera settimana con lui, e così ho conosciuto Mark.

Com’è stato accolto il libro finora?

Finora molto bene. Sono molto contento. Penso che nonostante la situazione economica ha ricevuto molto sostegno dalla comunità del poker e dalla comunità in generale. Abbiamo firmato il libro a Fresno e la partecipazione è stata grande. Abbiamo venduto tutte le copie che c’erano ed è rimasta gente che voleva il libro ma non c’erano abbastanza copie. Rifaremo altri incontri del genere e spero sempre per il meglio.

Il libro è disponibile rilegato? È disponibile online o per Kindle?

Credo sia online in questo momento; Credo sia anche disponibile per Kindle, ma è solo disponibile [come copia fisica] rilegato in questo momento.

Nel libro, parli della storia della tua vita che si intreccia con la vittoria del Main Event nel 2007. Qual è stata l’ispirazione a scrivere il libro in questo modo?

Penso che la mia vita, in qualche modo, sia molto simile al mio run nel 2007. È stato un sali e scendi, soprattutto situazioni all-in, e la mia vita lo stesso. Posso farti un esempio. Quasi tutte le situazioni nella mia vita, specialmente quelle più importanti, hanno riguardato la vita e la morte, riguardato un momento all-in, quindi ho voluto metterle vicine così che il lettore possa capire cosa sia il poker ma allo stesso tempo si riferisce anche alle mie esperienze di vita. Credo vadano a braccetto e spero che i lettori trovino qualcosa di affascinante e che possano seguire la storia in modo migliore.

Un altro argomento che tocchi nel libro è il tuo nickname, “The Shadow.” Cosa puoi dirci a proposito?

Quando ho iniziato a giocare a poker, come ogni altro amatore, giocavo troppe mani; tuttavia, in queste situazioni sono stato molto fortunato all’inizio. Alcuni giocatori erano molto arrabbiati perché ho continuato a dargli bad beats. Ricordo in particolare un gentiluomo che mi malediceva. Era davvero arrabbiato e fuori di testa e mi ha detto, "Sei come la mia f**tuta ombra [shadow] che continua a seguirmi e battermi." Più pensavo a questo nome, più mi piaceva, quindi ho deciso di adottarlo alla mia persona nel poker.

Invece di stare nel circuito dopo la tua vittoria, hai scelto di concentrarti più sulla raccolta fondi per beneficenza. Puoi spiegarci questa scelta?

Tu hai già letto il libro e lo sai che sono passato attraverso tante e tante difficoltà nella mia vita. Tanti giorni ho vissuto con la fame, la sete, senza speranza e molte volte ero malato. Ad un certo punto, la mia famiglia stava già pensando al mio funerale, e per qualche motivo mi sono ripreso. Penso che lo devo, non solo a Dio, ma alla comunità e specialmente ai bambini svantaggiati. Ecco perché viaggio, a volte a mie spese, perché voglio davvero fare la differenza nella comunità.

Voglio raccogliere soldi da dare a questi poveri bambini che sono malati, alla Ronald McDonald House, o a un bambino o bambina che ha un desiderio prima di morire. Questi momenti cambiano davvero la mia vita…ecco perché voglio concentrarmi su questo. Ovviamente vorrei giocare di più a poker, ma sento che la mia responsabilità e la possibilità di fare bene si restringe e voglio approfittarne adesso.

Conclusioni: Che siate un fan o un critico di Jerry Yang, sareste degli insensibili nel non simpatizzare con la sua infanzia oppressa e le incredibili difficoltà a cui è sopravvissuto per arrivare negli Stati Uniti. Sicuramente, la strada verso la vittoria di Yang al Main Event 2007 è aperta ad interpretazioni, ma quello che è chiaro è che lui ha usato il poker come un veicolo per catturare il sogno americano. Solo per questa ragione, All In rientra nell’elite del poker per l’ispirazione data da un immigrato che è diventato campione sia nel gioco che nella vita.

Valutazione PokerNews (su 100): 85% (Fortemente raccomandato)

Per saperne di più su All In, e ordinare una copia, visita il sito web di Medallion Press .

*Foto concessa da Minnesota Public Radio (MPR photo/Euan Kerr)

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Chad Holloway

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