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Giovanni Carboni: "Il meeting dei regolatori a Roma e la liquidità condivisa del poker"

Giovanni Carboni:

I regolatori nazionali costituiscono un club ristretto e non ufficiale, ma protagonista del cambiamento oggi fondamentale degli assetti normativi e, conseguentemente, dell’industria del gioco a distanza in Europa, con influenza anche nel Nord America.

Il 16 e 17 gennaio si è tenuta a Roma la quarta riunione informale delle Autorità nazionali dei Paesi europei che hanno già introdotto o hanno intenzione di introdurre una regolazione nazionale del gioco online. Ho avuto l’opportunità di partecipare al workshop di conclusione dei lavori, aperto ai rappresentanti dei principali operatori del gioco online presenti in Italia.

I sei Paesi che hanno preso parte alle due giornate di lavoro – Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Regno Unito - rappresentano circa il65% della popolazione europea. È interessante tra essi la presenza del Regno Unito. All’opposto degli altri Paesi il Regno Unito perviene a una legislazione che subordina l’offerta del gioco al possesso dell’autorizzazione nazionale partendo dalla storica posizione di apertura al gioco transfrontaliero. La sua presenza testimonia l’omogeneità d’intenti e obiettivi con gli altri partner e ha un ruolo di traino per l’esperienza di mercato transfrontaliero regolato.

Nell’agenda di lavoro ufficiale pubblicata dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli erano indicati molti temi, ma un gruppo informale e concreto come questo procede diversamente. L’argomento che soprattutto ha caratterizzato quest’incontro è stato “il ruolo e la responsabilità dei provider del gioco online e le misure volte a scoraggiare l’offerta dei prodotti a operatori che operano in assenza di autorizzazione”. Un argomento che sta molto a cuore al padrone di casa, il responsabile del gioco a distanza italiano Francesco Rodano. Solo alcuni Paesi, come Spagna e UK prevedono responsabilità e autorizzazioni formali per il provider che, al momento in Italia non è invece oggetto di regolazione e autorizzazione. Ritengo che ci si debba aspettare l’adozione di pratiche e misure omogenee individuate come quelle più efficaci da parte di un ampio numero di Paesi. La questione riguarda soprattutto i giochi di casino, ma anche il poker.

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Giovanni Carboni

In connessione a questo tema è stato discusso anche l’argomento della liquidità comune del poker, che non era formalmente previsto nell’agenda dei lavori. Il progetto della liquidità comune è d’importanza decisiva per la rivitalizzazione del settore del poker, nel contesto attuale di forte flessione, in particolare nel mercato spagnolo ed in quello italiano. Ma i due Paesi finora non hanno mostrato la determinazione necessaria. Pesa anche la posizione francese che con le recenti decisioni negative del Parlamento esclude dal progetto la Francia, che ha rigettato le raccomandazioni dell’ex presidente dell’Arjel Jean-Francois Vilotte, dimissionario per tale motivo.

Ciononostante, non soltanto il responsabile del gioco a distanza dell’ADM Francesco Rodano e il direttore generale della spagnola DGOJ Carlos Hernàndez Rivera, ma anche Jenny Williams commissioner and chief executive della UK Gambling Commission hanno espresso attenzione e manifestato impegno sul tema della liquidità comune tra i mercati nazionali. Il tema è ancora arretrato e lontano dalla fase operativa, ma sono in corso valutazioni e approfondimenti sui quali proprio l’Autority del Regno Unito può giocare un ruolo chiave, non solo per la dimensione del mercato ma perché può testimoniare la propria esperienza nel contesto dot.com riguardo a potenziali criticità temute dai partner.

Il confronto sulle pratiche in materia di protezione del consumatore è sempre parte di questi incontri, direttamente o indirettamente, perché è centrale nella missione delle Authority. Su questo tema resta ferma l’autonomia di ogni singolo Paese. Ma l’espressione di comuni raccomandazioni farebbe comodo soprattutto all’Italia, dove il gioco è oggetto di un fortissimo attacco della società civile, dei media e della politica. Il gioco online rischia di essere vittima dei danni collaterali dell’attacco al gioco in generale. Sono oggi a Firenze al convegno organizzato dai promotori della campagna “Mettiamoci in gioco” per la limitazione del gioco. I politici presenti, confidenzialmente, mi confermano che il gioco online per loro è un “buco nero”, non ne sanno niente. Sto cercando di rimediare. Anche Jenny Williams ha manifestato ai suoi colleghi forti pressioni in UK per la limitazione del gioco, ma i toni sono assai più pacati rispetto a quelli italiani. Noi siamo un Paese latino.

Infine, un paio di buone notizie. Compie passi avanti la cooperazione per omogeneizzare i requisiti tecnici dei sistemi e per snellire i processi burocratici di autorizzazione e concessione. E semestralmente saranno pubblicati dati confrontabili sull’andamento del mercato del gioco online, prodotti in modo coordinato tra i diversi Paesi.

Giovanni Carboni è fondatore di di EGLA (European Gambling Lawyers and Advisors, www.egla.eu) e Managing Partner di Carboni&Partners.

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