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Morto nella notte Doyle Brunson: il poker saluta la sua icona

Doyle Brunson

Doyle Brunson si è spento nella notte a 90 anni.

La leggenda del poker ci ha lasciato in punta di piedi: un po' come è sempre stato nella sua vita. Immenso, ma mai invasivo. Eppure la sua icona è per sempre segnata accanto al nome del poker.

10 volte campione alle WSOP: basterebbe solo questo per far capire la grandezza del giocatore. Ma oltre a 60 anni di carriera sempre sulla cresta dell'onda, Texas Dolly è stato molto di più nella sua vita. Tra gioie e dolori, tra sogni infranti e battaglie vinte.

Ripercorriamo brevemente la storia di Doyle Brunson.

Dal Basket al Poker: il cambio di rotta di Doyle

Doyle Brunson per molti addetti ai lavori sarebbe dovuto essere una delle stelle del basket americano degli anni 50. Con le porte della NBA pronte ad aprirsi. Fin dalle superiori dimostra di saperci fare con la palla spicchi, il classe 1933 e tutto lascia presagire un futuro a suon di canestri per lui.

Il destino però ha in serbo altro: il ginocchio fa crack, le performance post infortunio non sono più quelle di qualche mese prima e mentre il sogno si eclissa, ecco che Brunson conosce i suoi due grandi amori: la futura moglie Louise e il poker. Se con la signora Brunson sarà un amore eterno, con il poker l'avvio è molto complicato.

Texas Dolly mostra subito qualità fuori dal comune, ma in quegli anni, a cavallo fra i '50 e i '60, il poker è vietatissimo. Si gioca in case private, con la paura che da un momento all'altra la polizia possa fare irruzione con annessi arresti e quanto altro. Partite molto intense, con soldi veri sul tavolo e un paio di "Gorilla" alla porta che in caso di arrivo delle forze dell'ordine suonano la ritirata per tutti.

Per fortuna il "proibizionismo" sul Poker dura una manciata di anni e quando anche a Las Vegas la disciplina viene sdoganata a tutti gli effetti, Doyle sale in cattedra. Sarà uno dei primi a sedersi ai tavoli di cash game e sarà sempre uno dei primi ad intascare cifre da capogiro per l'epoca. In attesa delle WSOP.

WSOP e 10 bracciali vinti

Con l'avvento delle World Series Of Poker cambia totalmente il vento verso il poker. Diffidenza e luoghi comuni, lasciano spazio a critiche positive per la versione sportiva del gioco. I bracciali aggiungono pepe alle battaglie tra i primi pionieri delle WSOP e Brunson molte volte non lascia scampo ai rivali.

Saranno 10 in tutto gli acuti conquistati nella kermesse di poker più importante al mondo, con l'ultimo bracciale datato 2005. Non lasciatevi ingannare dalla distanza nel tempo: in questi ultimi 18 anni Texas Dolly al tavolo da gioco si è sempre fatto rispettare, nonostante i giovani terribili dell'online e un cambio radicale del gioco dal punto di vista tecnico.

Ovviamente l'età, gli acciacchi e quanto altro né hanno limitato in parte le presenze, ma ogni qualvolta Doyle si è seduto al tavolo lo ha fatto esprimendo il miglior poker possibile, con l'ammirazione, il rispetto e la devozione che si deve a certi personaggi. Non solo, ma oltre ad essere un grande giocatore, Doyle si è fatto amare soprattutto sotto il profilo umano.

Doyle Brunson
Doyle Brunson

I drammi della vita

Non è sempre stata una vita facile quella di Doyle Brunson. Detto dell'infortunio che ha spezzato il sogno di un posto nell'olimpo del basket americano, il 10 volte campione WSOP ha vissuto in prima persona la tragedia della morte della figlia Doyla che è scomparsa a soli 18 anni nel sonno per un arresto cardiaco.

Un colpo durissimo per lui e la moglie Louise che in qualche modo sono riusciti ad andare avanti nella vita, grazie anche al supporto degli altri tre figli: Pam, Cheryl e Todd che tutti conoscono nel mondo del poker, grazie ai trionfi che in qualche modo lo hanno avvicinato al padre e socio in affari con Max Pescatori.

Il lutto più duro per Doyle che da par suoha respinto per tre volte il manifestarsi del Cancro. Tempra d'acciaio e di uomini di altri tempi. Un triplo no al male oscuro e tre vittorie nette di Brunson che ha ricacciato via il male con ardore. Insomma ne ha viste talmente tante in vita sua, compreso il deambulatore con cui si spostava negli ultimi anni, che nemmeno la pandemia nel 2020 lo ha destabilizzato oltre modo.

Si ritirò in quarantena; per rispetto di sé stesso e degli altri cari, ma non certo per paura. Uno che ha visto tutte quelle cose in vita sua, la paura non la considera neanche più.

Il saluto del mondo del poker

Doyle Brunson si è spento nelle prime ore di quest'oggi, quando in Italia era ancora notte. Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 10 agosto. Ovviamente la notizia ha fatto subito il giro del mondo. Quando una leggenda del gioco come Texas Dolly viene a mancare, è una sorta di effetto domino quello che si abbatte sui social nel giro di pochi minuti.

Dalla famiglia alle WSOP, dagli addetti ai lavori ai giocatori, passando per giornalisti, amici, conoscenti e soprattutto il grande pubblico. La maggior parte di quest'ultima fetta probabilmente non lo ha mai visto dal vivo, eppure lo conosce come le sue tasche grazie alla diffusione mediatica del giocatore, dell'uomo e dell'icona che per sempre rappresenterà il gioco del poker.

Si scrive Doyle Brunson e si legge come leggenda assoluta. Ciao Texas Dolly, ci mancherai.

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Nel mondo del giornalismo sportivo da quando avevo 16 anni, ho all'attivo quasi 800 radiocronache di eventi sportivi e quasi 20 mila articoli sportivi. Da 20 anni nel mondo del poker, del betting e del gaming. Cavallo di battaglia: "Amici Miei".

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