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Tasse: parola al ‘Poker player’!

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Quando sorgono problemi in un campo specifico, l’obiettivo di tutti i soggetti interessati non puo’ che essere quello di risolverli nel modo piu’ soddisfacente possibile per tutti.
E se l’argomento di cui si parla e’ la tassazione italiana sulle vincite ‘live’ all’estero, quale miglior consulente (per trovare una soluzione) di un Top Player azzurro, che e’ alle prese con questo problema da circa un anno.

Il soggetto di cui parliamo e’ Dario Alioto, capitano del Team Pro di Sisal, che tramite Gioconews, ha scritto una splendida lettera aperta contenente svariate proposte per provare almeno a ‘risolvere’ il problema.

Il nocciolo della questione, sviscerato dal giocatore Palermitano, e’ fondato sul differente approccio degli altri paesi europei a un problema tanto ‘delicato’. Problema ben noto nell’ambiente: da circa un anno, l’Agenzia delle Entrate italiana ha iniziato a ‘martellare’ i poker players azzurri, chiedendo di pagare ‘gli arretrati’ sulle vincite all’estero.

La questione è molto grave, soprattutto perche’ il Poker Player non e’ una figura professionale riconosciuta in Italia, per cui non vi e’ una disciplina (come quella per i Professionisti che operano in altri settori) ‘dedicata’ ai suoi obblighi erariali.
Il risultato? Pochi giocatori azzurri (che non abbiano preso la residenza all’estero) viaggiano per giocare tornei all’estero, ben consapevoli che non saprebbero (in caso di piazzamento ITM) che tipo di percentuale potrebbe poi venir loro richiesta dall’erario.

Ma il cavallo di battaglio di Dario, e’ incentrato su un altro punto chiave: le spese.
E qui gli esempi citati si sprecano.
In tutta Europa (o almeno negli stati legislativamente piu’ virtuosi), in casi analoghi, c’e’ la possibilita’ per il giocatore di dichiarare le ‘spese’ sostenute per partecipare ‘fisicamente’ al torneo (Buy-in, viaggio, hotel….).
In Italia no.
Ed e’ una follia purissima. Perche’? Perche’ per esigere dei soldi dai propri cittadini, uno stato dovrebbe essere in condizione di motivare le proprie richieste sulla base di dati certi ed importi effettivamente tassabili. Proprio per questo, nel Regno Unito (ad esempio), vista l’impossibilita’ di calcolare l’esatto imponibile di un giocatore nella fiscalita’ annuale, le vincite nei tornei di poker (live e on-line) non sono tassabili in nessun modo.

Negli Usa la cosa e’gestita in modo ‘meno liberale’. Ma comunque secondo equita’ (che è la chiave).
Se un giocatore e’ di fatto un professionista, dovra’ dichiarare tutti i redditi ‘da poker’ ottenuti sul territorio nazionale e all’estero. Ma avra’ la possibilita’ di scaricare tutti i ‘costi ordinari’ necessari a a svolgere la propria (splendida) professione, unico modo reale per ottenere un quadro preciso sulla sua capacita’ contributiva.

Questo discorso su Regno Unito e Gran Bretagna e’ ovviamente attuale, ma trattandosi di stati basati su una giurisprudenza particolare (rispetto alla nostra), l’accoglimento per il sistema giuridico italiano risulta piuttosto disagevole.

E allora il Pro di Sisal cita un esempio piu’ calzante, ma forse anche piu’ ‘duro’ da digerire, la Finlandia:
‘Per quanto riguarda le vincite al gioco in Finlandia, la situazione è abbastanza semplice.
I giocatori non sono tenuti al pagamento di alcunché per vincite le vincite nazionali.
Stessa cosa per le vincite conseguite all'interno della comunità europea, sia per i punti fisici che per i siti online i cui server hanno sede in un paese membro.

Perché questa impostazione? Molto semplice, si tratta di un allineamento alle normative europee che comportano impliciti accordicontro le doppie tassazioni per i paesi membri.
Una volta che uno degli stati membri dove è stata effettuata una giocata è in regola con la tassazione della stessa, il fisco finlandese non perde tempo nel vessare i suoi cittadini andando a chiedereun ulteriore prelievo fiscale, poiché andrebbe contro i trattati firmati dal proprio governo

Violazione di un trattato della Comunita’ Europea. Nientepopodimeno che.
Il ragionamento di Dario non fa una grinza, ma l’impressione e’ che l’argomento non sia cosi’ semplicemente liquidabile.

Il Governo Italiano non si sta occupando della situazione normativa del ‘poker live’ al di fuori dei Casino’ (tutto rinviato al 2013), e a maggior ragione, non ha tutto questo interesse a disciplinare in modo adeguato una disciplina che accusa un clamoroso vuoto normativo.
Ma sapete qual’e’ la verita’?
Allo stato italiano le cose vanno bene cosi’.

Nel dubbio ‘preleva’, poi in qualche anno (e dopo migliaia di proteste), ci sara’ lo step di adeguamento e si potrebbe finalmente arrivare alla situazione ‘Finlandese’.

E non sarebbe un grande obiettivo raggiunto, ma solo una tardiva regolamentazione (tipica del ‘Belpaese’) di una materia delicata, che, al momento, grazie alla solerte Agenzie delle Entrate, viola una quantita’ di principi ‘Comunitari’ impressionanti, a cominciare da quello ‘cardine’, sul divieto di ‘doppia tassazione’.

E visto che siamo uno stato membro/fondatore della Comunita’ Europea, la cosa non potra’ andare avanti impunita per troppo tempo. O almeno speriamo.

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