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Pokerstars & Full Tilt: the Neverendig story…

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Sono appena terminate le World Series of Poker, e in attesa di conoscere il vincitore del Main Event 2012 (28-30/10/2012), c’e’ una vicenda piuttosto spinosa in sospeso, che non si e’ risolta, come si pensava, proprio al via del piu’ prestigioso evento di poker del mondo.
Parliamo naturalmente della ‘querelle’ tra Pokerstars e il Department of Justice americano, circa l’acquisizione della ex piattaforma rivale: Full Tilt.

Andiamo con ordine e proviamo a ricostruire la sempre piu’ delicata situazione:

Durante le Wsop, sembrava tutto pronto per l’annuncio ufficiale: Pokerstars sembrava aver trovato l’accordo definitivo per l’acquisto di FT, e per arrivare a quel punto, si era passati anche per l’arresto di Ray Bitar (ex CEO di FT), rientrato negli States dopo una lunga latitanza e immediatamente ‘incarcerato’ dalla giustizia america per i capi d’accusa contestatigli dopo il Black Friday.
Con tale ‘accordo’, Pokerstars si sarebbe accollata tutti i costi ordinari del periodo (dipendenti in primis), la restituzione dei fondi agli ex-utenti FT (oltre 450 milioni di dollari…), oltre al pagamento ‘forfettario’ delle multe ‘di natura civilistica’ in capo alle due Room (2.5 miliardi di dollari…).

Ma nonostante questo scenario ’positivo’, l’annuncio di Stars durante il Main Event 2012 non e’ mai arrivato.
E’ arrivato il gelo invece, che ha travolto tutti i ‘soggetti’ coinvolti (ex poker players di FT in primis).
Ma quali sono i veri motivi del fallimento (momentaneo) dell’affare del secolo nel poker on-line?
Iniziamo col dire che quelli li conoscono solo pochissime persone e che, di sicuro, sono assai riservati, ma di ipotesi ne sono state fatte eccome, e molte sembrano assai ‘sensate’.

La prima, e forse piu’ forte, e’ quella per cui a impedire la firma, siano arrivate le fortissime pressioni di coloro che negli States governano per davvero: le Lobbies.
Nello specifico, il colpevole principale sarebbe il Caesar Entertainment , la potentissima lobby dei proprietari dei Casino’ di Las Vegas.
Nello stato del Nevada infatti, molti di questi operatori hanno gia’ ottenuto il rilascio delle ‘licenze ad operare’, e il ri-sbarco sul mercato di un super colosso come sarebbe la neonata Full-Stars (o come preferite chiamarla) avrebbe ovviamente azzoppato le ‘revenues’ future. E in modo molto significativo, come conferma Matt Glantz, poker player ed apprezzato editorialista americano:

“Sono molto scettico sulla reale possibilita’ che questo maxi-accordo si concretizzi, cosi’ come lo ero ai tempi della cordata Tapie. Il Caesar Entertainment non permettera’ facilmente a Pokerstars di tornare negli USA, e per farlo sta gia’ utilizzando i suoi potenti mezzi ‘di influenza’, sulle personalita’ che hanno comunque la parola conclusiva sulla trattativa”.
E se questo primo scenario appare senz’altro verosimile, eccoci alla seconda possibilita’.
Voci interne al DoJ Usa, fanno trapelare che ci sarebbe grande ‘rigore’ da parte della procura Newyorkese, riguardo alla posizione ‘penale’ del fondatore di Stars, Isai Scheinberg e del suo braccio destro, [Removed:441].
Il mandato d’arresto internazionale rilasciato post Black Friday infatti, non e’ ancora stato eseguito, in quando il ‘padre’ isreliano-canadese della 1a poker room mondiale, ha sempre dimostrato con i fatti di non volersi consegnare alle autorita’ Usa per finire in prigione. Cosi’ come Tate.
Negli Stati Uniti su certe cose non si scherza, e sembrerebbe che la chiave per bloccare l’enpasse sia un periodo di reclusione per Scheinberg (anche minimo, come la settimana pre-cauzione scontata da Ray Bitar), in mancanza del quale non si puo’arrivare ad alcun accordo.

Il terzo scenario che potrebbe aver fatto saltare il ‘deal’, sarebbe di carattere meramente commerciale, ma francamente ci sembra il piu’ debole.
In pratica Pokerstars avrebbe chiesto ‘garanzie’ al Department of Justice, principalmente sul proprio rientro negli States con la nuova veste Full Stars.
Garanzie che, ovviamente, il DoJ non puo’ assolutamente concedere.
Si tratta di materia ‘strettamente legislativa’, e dunque completamente al di fuori delle competenze di una parte del potere giudiziario americano (come potrebbe facilmente spiegarvi una matricola di una qualsiasi facolta’ di legge del mondo).
Ma proprio per questo ci sembra davvero arduo pensare che Pokerstars , e le sue decine di avvocati che seguono questa operazione ‘storica’, possano aver ‘osato’ cosi’ tanto.
Fosse vero, la priorita’ di Scheinberg dovrebbe essere quella di cambiare studio legale, altro che tentare di chiudere un’operazione commerciale di questa portata….

La conclusione, insomma, e’ la stessa delle scorse ‘puntate’: l’appuntamento per scoprire i possibili scenari del piu’ grande affare della storia del poker on-line e’ ancora una volta rinviato a data da destinarsi.
Per ora questo travgliatissimo matrimonio sembra proprio non s’abbia da fare…

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