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Casinò di Campione Nella Bufera: Cinque Indagati Per Riciclaggio

Casinò di Campione

Un buco da 130 milioni di euro e cinque persone iscritte nel registro degli indagati per riciclaggio: il casinò di Campione è nella bufera.

Un’operazione che avrebbe culminato un lungo periodo di indagini da parte della Guardia di Finanza sul casinò di Como e che ora avrebbe portato alla luce un giro di denaro sporco proveniente da traffici illegali. Il condizionale è d’obbligo: di certo ci sono stati nei giorni scorsi gli agenti della Finanza negli uffici e nei corridoi della casa da gioco comasca e anche pare nelle abitazioni dei sospettati.

Da Campione d’Italia è arrivata però subito la smentita sul polverone: "La nostra è una gestione di qualità" – ha ribadito Maurizio Guerra, consulente del casinò – "Campione è l’unico casinò in Italia in crescita."

Da quest’ultima frase però non si evince la totale trasparenza dei conti della casa da gioco che si affaccia sul lago di Lugano. Anzi il cuore dell’indagine sarebbe proprio questo: nei fascicoli dell’indagine il sospetto è che girasse più denaro di quello consentito, da qui le accuse di riciclaggio.

CINQUE NOMI. A finire sul registro degli indagati dopo la maxi perquisizione da parte della Guardia di Finanza di Como coadiuvata dagli agenti dello Scico di Roma ci sarebbe l’amministratore delegato Carlo Pagan (54 anni residente a Venezia), tre dipendenti, Sergio Frigerio (57 anni di Lecco), Roberto Viano e Diego Gozzi rispettivamente di 59 e 41 anni entrambi di Campione.

L’ultimo è una figura esterna alla casa da gioco, un 'porteur', cioè una figura che si occupa di trovare e accompagnare clienti al casinò: residente a Palermo, ha 67 anni e risponde al nome di Michele Maiorana.

Per il momento però solo ipotesi: molte ombre scompariranno una volta che la Guardia di finanza avrà analizzato tutta la documentazione. Non ci sta Maurizio Guerra che parla di fuga di notizie infondate: "Gli atti sono secretati, il buco di cui si parla da 130 milioni di euro non ha alcun fondamento."

CAMPIONE D’ITALIA STA BENE. Negli ultimi 12 anni, l’azienda nell’exclave italiana nel Canton Ticino Svizzero è l’unica in crescita. La gestione attuale, in carica da cinque anni, dichiara di aver guadagnato cinque punti di quota mercato e negli ultimi tre anni si sono assestati su una cifra superiore ai novanta milioni mentre il mercato ha registrato una perdita di 35 milioni di euro.

Ma che la gestione possa essere di qualità non è discussione. I dubbi del sostituto procuratore di Como Maria Vittoria Isella, che coordina le indagini, sono attorno al reale giro di denaro.

CAMPIONE D’ITALIA STA DAVVERO BENE? Perché occorre precisare che la perdita a Campione c’è stata ed è stata ammessa. Le dinamiche attorno ai segni positivi e negativi sono particolari. Per esempio un dato importante è che Campione incassa l’80 per cento in euro e paga in franchi, che si traduce in forti rischi di cambio.

E se guardiamo proprio l’ultimo quinquennio è pacifico che il cambio ha generato un incremento dei costi del 40 per cento. Che poi non sia malagestione può essere, ma il cambio è un dato di fatto. Non bisogna dimenticare che solo nel 2007 la struttura, che è diventata la più grande d’Europa, è stata rifatta. Valore 170 milioni e debito residuo di circa 70 milioni.

Infine ogni anno il casinò versa nelle casse del comune circa 40 milioni di euro. Una cifra non variabile, che non tiene conto degli utili o del fatturato e neanche del rischio cambio. La bufera è esplosa e volano tanti punti interrogativi insieme a documenti e file dei computer. Nel frattempo a Campione si gioca ancora nonostante la Guardia di Finanza e l’indagine in corso.

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Lazzaro Cadelano

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